Una sessione dell’ultimo congresso GIVRE (Gruppo Italiano di Chirurgia Vitreoretinica) che si è tenuto di recente a Venezia è stata dedicata alla retina artificiale, con la trasmissione in diretta di un intervento di impianto della protesi Argus II in una paziente affetta da retinite pigmentosa. L’intervento era il ventesimo di questo tipo effettuato in Italia dal Dott. Stanislao Rizzo.
E’ dagli anni ’80 che si stanno studiando dispositivi che possano dare percezioni visive a chi è affetto da cecità completa o parziale. I candidati all’impianto di questi dispositivi sono in particolare i pazienti con perdita visiva dovuta a degenerazione estesa dei fotorecettori ( retinite pigmentosa, coroideremia, degenerazione maculare con atrofia geografica).
L’Argus II è il primo sistema di protesi visiva ad essere stato approvato in Europa e negli Stati Uniti per indurre percezione visiva in pazienti ciechi per grave retinite pigmentosa. E’ stato sviluppato da Second Sight Medical Products, Inc. Una parte del sistema viene chirurgicamente impiantata sulla retina e sul bulbo oculare (antenna, dispositivo elettronico, serie di elettrodi). A questi elementi impiantati si associa un equipaggiamento esterno che comprende occhiali con videocamera, cavo, unità di elaborazione video. La videocamera miniaturizzata dell’occhiale cattura la scena che è davanti al paziente e la invia al piccolo computer che trasforma il video in istruzioni e le rimanda via cavo all’occhiale. I segnali sono trasmessi in modalità wireless all’antenna e quindi agli elettrodi nell’impianto della retina. Gli elettrodi emettono piccoli impulsi di energia elettrica che stimolano i neuroni retinici residui. Quest trasmettono le informazioni visive lungo il nervo ottico al cervello. Ne deriva la percezione di modelli di luce che i pazienti imparano a interpretare.
La protesi elettronica Alpha IMS ( Retina Implant AG), anch’essa già approvata per l’utilizzazione clinica, consiste nell’impianto sottoretinico di un microchip con 1500 fotodiodi collegati ad altrettanti elettrodi. L’energia luminosa dei fotodiodi viene trasformata in in un pattern spaziale di stimoli elettrici che viene trasmesso alle cellule retiniche neuronali interne. Il microchip riceve energia attraverso un sottile cavo che passa per la cavità orbitaria fino alla parete ossea dietro l’orecchio dove è posizionato un alimentatore induttivo. L’energia elettrica viene ricevuta da una seconda bobina che si trova all’esterno sulla pelle, in contatto magnetico.
La protesi fotovoltaica è un altro sistema in studio per ridare funzionalità visiva a pazienti con grave degenerazione retinica. E’ un dispositivo a impianto sottoretinico contenente diodi fotovoltaici ad elevata densità di pixels. Le immagini riprese da una telecamera situata su un occhiale vengono elaborate da un piccolo computer tascabile e visualizzate su un microdisplay nello stesso occhiale. Dal microdisplay le immagini vengono proiettate sulla retina mediante impulsi di luce infrarossa. Questi impulsi luminosi sono trasformati dalla piastra fotovoltaica impiantata in impulsi di corrente elettrica, che stimolano a loro volta i neuroni vicini della retina interna. Partono quindi informazioni visive attraverso le vie ottiche.
Questo dispositivo, ancora in fase di sperimentazione animale, avrebbe il vantaggio di non richiedere parti esterne ingombranti, di ridurre l’invasività chirurgica e di autoalimentarsi.
Attuali requisiti dei candidati a impianto di protesi visiva retinica:
- Età non inferiore a 25 anni.
- Retinite pigmentosa grave con debole o assente percezione della luce in entrambi gli occhi.
- Storia di precedente funzione visiva completamente sviluppata.
- Cellule bipolari e ganglionari (retina interna) conservate, in grado di trasmettere segnali al cervello.
- Adeguata predisposizione psicologica. Disponibilità alla riabilitazione visiva necessaria dopo l’impianto.