In caso di occlusione di una vena retinica, della vena centrale o di una branca, l’oculista sa che il primo consiglio da dare al paziente è di concordare con il medico di base una valutazione sitemica, cardiovascolare e ematologica, per la possibile associazione con ipertensione, diabete e alterazioni della coagulazione. Contemporaneamente, la presenza di un edema maculare deve spingere ad un pronto trattamento.
Solo fino a qualche anno fa l’atteggiamento dell’oculista di fronte a questi casi era di “aspettare e vedere” se l’edema regredisse spontaneamente, intervenendo eventualmente dopo qualche mese. Un’opzione frequente era il trattamento laser in caso di mancata regressione. L’evidenza attuale è che quanto prima si interviene tanto maggiore è la possibilità di migliorare la visione e conservarla.
La terapia standard attuale, quella che può assicurare i migliori risultati visivi, è l’iniezione intravitreale di farmaci anti-VEGF (Eylea, Lucentis, Avastin) o l’impianto intravitreale di desametasone (Ozurdex). L’introduzione di questi farmaci ha rivoluzionato la terapia delle occlusioni venose retiniche. Il trattamento laser che fino a pochi anni fa era la prima opzione nelle occlusioni venose di branca oggi è da riservare (associata alla terapia farmacologica) ai casi in cui esista una apprezzabile componente ischemica.
L’opzione iniziale è in genere l’iniezione di Lucentis (o altro anti-VEGF), da ripetere più volte e all’inizio mensilmente. Se non si rilevano miglioramenti visivi e anatomici (con esame OCT) dopo tre iniezioni può essere utile passare all’impianto intravitreale di Ozurdex. La combinazione di desametasone e anti-VEGF può comunque ridurre il numero di iniezioni necessarie per mantenere nel tempo una buona condizione maculare. Si deve tener conto però che il desametasone può indurre ipertono oculare e può favorire l’opacizzazione del cristallino. Per questo la scelta del programma terapeutico non può prescindere dalla considerazione delle caratteristiche del paziente. Ad esempio per pazienti di età inferiore ai 50 anni, o con glaucoma o ipertono, la prima scelta terapeutica può essere rappresentata dagli anti-VEGF. L’Ozurdex può essere invece già la prima linea di trattamento in anziani operati di cataratta.
Nell’era dell’OCT, esame semplice e non invasivo che consente un facile riconoscimento e monitoraggio dell’edema maculare, non va dimenticato il ruolo della fluorangiografia, essenziale per individuare le forme ad ampia componente ischemica che traggono vantaggio dalla fotocoagulazione con laser.
Bibilografia
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